La storia di Elisa

Sono Elisa, dottoressa laureata nel 2015, abilitata nel 2016. Quando iniziai a cercare lavoro la cosa tragicomica fu che, di fronte all’ancor mancante numero di iscrizione all’albo, mi venne contestata la mancanza di esperienza.
Grazie a mia sorella, iniziai a fare il medico di guardia a Roma, mentre sostituivo occasionalmente una collega nei prelievi nella zona di Modena.
Mi sono presto resa conto di una verità sconcertante: la totale mancanza di rispetto e di tutele per la figura del medico di guardia, in virtù della sua giovane età. L’altra verità era la totale assenza di pratica che ci portiamo avanti dal momento in cui entriamo all’università a quando ne usciamo.
Nel corso degli anni, ho sperimentato molti universi lavorativi. In quest’ultimo anno ho frequentato il MET, un corso per l’emergenza territoriale. Mi piacerebbe diventare anestesista o emergentista, esserci quando il paziente è ancora più vulnerabile.

EMERGENZA COVID
Ammetto di essere stata molto crudele, all’inizio di questa epidemia. Quando vedevo la gente chiedere la presenza dei medici, ho pensato: “ecco, adesso dovremmo incrociare le braccia e far capire cosa vuol dire, stare senza specialisti”. Nonostante questi pensieri, ho cercato di fare il mio meglio per supportare e confortare chi avevo di fronte, soprattutto I pz più anziani.
In tutto ciò, tutta la medicina territoriale sta affrontando questa guerra senza le giuste armi, navigando a vista, di fronte ad un nemico capace di evolvere un quadro clinico in un battito di ciglia.

Vorrei potermi specializzare. Vorrei poter essere realmente utile.
Ma serve avere una preparazione adeguata.

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