FAQ: COME FUNZIONA LA FORMAZIONE E IL MONDO DEL LAVORO PER I MEDICI ITALIANI

Quanto dura la laurea in medicina e chirurgia?
Si tratta di un unico corso di laurea della durata di 6 anni.

Dopo la laurea il medico ha finito il proprio percorso di formazione?
Nella maggior parte dei casi no. Può fare 3 cose:
– intraprendere una specializzazione (es. voglio diventare cardiologo quindi mi specializzo in cardiologia)
– iniziare un corso di formazione in medicina generale (“voglio diventare medico di base e quindi per 3 anni faccio un corso che mi insegna a fare quel lavoro”)
– iniziare un dottorato di ricerca o altre forme di lavoro accademico (fare il “ricercatore”). Metteremo temporaneamente da parte la figura del medico ricercatore in quanto segue le regole e le politiche che regolano il mondo accademico, anch’esso con le sue criticità, ma che non ci sentiamo di descrivere in questa sede.

Un medico è anche un ricercatore?
In molti casi sì: molti medici che hanno scelto le prime due strade e molti medici già specializzati svolgono anche attività di ricerca nell’ambito della loro specializzazione, ma non a tempo pieno. Lavorano anche con i pazienti o comunque in ospedale. Quelli che mettiamo temporaneamente da parte per esigenza di chiarezza sono i ricercatori a tempo pieno.

#SPECIALIZZAZIONE Tutti i laureati possono specializzarsi in quello che vogliono (diventare specializzandi)?
No. Per accedere al corso di specializzazione occorre superare un esame molto selettivo che attualmente permette a meno della metà dei laureati in medicina e chirurgia di accedere al successivo percorso di specializzazione. Infatti i posti come specializzandi sono limitati. Perché? Il percorso di specializzazione prevede che il medico lavori quotidianamente in ospedale al fianco di medici già specialisti nella disciplina d’interesse e passa dalle 6 alle 12 ore in ospedale ogni giorno: lo specializzando difficilmente ha tempo di fare altri lavori per guadagnarsi da vivere ed ha dunque bisogno di una borsa di studio dedicata alla propria formazione specialistica. Per questo lo stato ogni anno bandisce un certo numero di borse di specializzazione e gli assegnatari di tali borse saranno pagati dallo stato (o da altri enti convenzionati) per 4-5 anni fino al conseguimento del titolo di specialisti.

#SPECIALIZZAZIONE Come mai non c’è posto per tutti per specializzarsi: abbiamo già abbastanza specialisti?
Al contrario, ne abbiamo troppo pochi. Molti medici specialisti che lavorano nei nostri ospedali pubblici o presso i propri ambulatori stanno andando in pensione e non sono sostituiti da altrettanti colleghi neo-specializzati.

# SPECIALIZZAZIONE E allora perché lo stato non si preoccupa di formare nuovi specialisti?
Questo è un grave problema. Formare uno specializzando (pagargli la borsa di studio) è un costo. Uno specializzando ai primi anni ha uno stipendio medio lordo di 1500-1800 euro mensili.   Questo compenso è minimo per il lavoro che molti specializzandi fanno negli ospedali italiani. (vedere FAQ dedicata

#SPECIALIZZAZIONE Chi sono gli specializzandi?)
Occorre aumentare immediatamente il numero di borse di studio per specializzandi in modo da permettere a tutti i medici che lo vogliono di specializzarsi. L’attuale situazione di emergenza legata alla pandemia da Covid-19 mostra in tutta la sua tragica realtà la scarsità di personale medico specializzato negli ospedali. L’unica risposta lungimirante a questa emergenza è l’aumento del numero delle borse di specializzazione: il governo dovrà fare propria questa priorità e investire in una voce di spesa che non è più rimandabile. E’ ora necessario un serio stanziamento di fondi per assegnare una borsa di studio di specializzazione ad ogni medico laureato che abbiamo nel nostro paese. I medici abilitati ma senza specializzazione non sono né pneumologi, né intensivisti, né urgentisti: senza una specializzazione non potranno dare un contributo reale nel contesto del sistema sanitario nazionale e saranno solo mandati allo sbaraglio privi della dovuta esperienza e delle dovute competenze.

I 10000 medici abilitati di cui parla il decreto “Cura Italia” come possono rendersi utili nella situazione attuale?
Non essendo specializzati, ad oggi non possono prestare servizio nelle terapie intensive né nei reparti ospedalieri in cui sono ricoverati i pazienti Covid. Meglio così: non ne avrebbero le competenze.
Possono contribuire alla gestione domiciliare dei casi meno gravi con contratti precari e sottopagati ed essere assunti temporaneamente in alcuni pronti soccorsi.
Si tratta comunque di colleghi neolaureati e con pochissima o nulla esperienza di lavoro con i pazienti.

#SPECIALIZZAZIONE Chi sono gli specializzandi?
Sono i giovani medici che ognuno di noi ha visto correre avanti e indietro nei reparti d’ospedale. Sono quelli che accolgono i pazienti in reparto, si occupano delle loro dimissioni, della prescrizione di esami diagnostici e spesso anche dell’esecuzione di alcuni di essi (ecografie etc…). Sono coloro che visitano i pazienti ricoverati ogni santo giorno e che offrono un più che valido aiuto ai medici ospedalieri della generazione dei 50 enni. Sono una pietra portante del nostro sistema sanitario. Sono medici in formazione che lavorano sodo e, nel farlo, acquisiscono l’esperienza, la maturità e il sapere che fanno di loro dei medici specialisti a tutti gli effetti. Gli specializzandi sono, per il nostro sistema sanitario, e più in generale per il nostro Paese, un’immensa ricchezza. Tali preziosissime figure vanno sostenute ed aumentate di numero. Servono SUBITO più fondi per la specializzazione dei medici italiani.

#SPECIALIZZAZIONE Chi sono i medici specialisti?
Sono quelli che hanno fatto una formazione di 4 o 5 anni su una disciplina medica specifica: ad esempio un cardiologo, un dermatologo, uno penumologo, un anestesista, un geriatra, un medico di medicina d’urgenza, un chirurgo toracico etc.. Sono tutti medici che hanno conoscenze specifiche in un campo particolare della medicina.

#CORSO DI MEDICINA GENERALE Tutti i laureati possono accedere al corso di medicina generale?
Come per i corsi di specializzazione anche il corso di medicina generale è sostenuto da borse, in questo caso non fornite dall’università ma dalla regione. Vale per i medici generali quello che vale per gli specialisti: molti dei medici che stanno ora lavorando sono già andati o a breve andranno in pensione, lasciando ambulatori vuoti perché i medici formati per prendere il loro posto sono troppo pochi.

#CORSO DI MEDICINA GENERALE come mai non c’è posto per tutti quelli che vorrebbero formarsi come medici di medicina generale?
Sono sempre scelte: la regione decide quanti fondi stanziare e quindi quante borse erogare. Negli ultimi anni queste sono aumentate proprio perché ci si è resi conto che si stava andando incontro a una penuria di medici di base, ma dovendo aspettare 3 anni di scuola, ora quel buco c’è e ne pagano il conto medici di base invasi dai pazienti degli ex colleghi e i pazienti che si trovano a dover contare su un professionista che per ovvie ragioni fatica a seguire tutti per questioni di tempo e anche di semplici capacità (è possibile seguire nel giusto modo 2000 pazienti?)

#CORSO DI MEDICINA GENERALE Cosa significa vivere con 800€ al mese?
Ebbene si, quando si parla di borsa regionale per la scuola di medicina generale si parla di un “salario” di 800 euro al mese, ovviamente al giorno d’oggi una somma poco consistente. I corsisti quindi per guadagnare qualche soldo in più devono aggiungere alla formazione altri tipi di introiti con lavori saltuari e precari come guardie mediche territoriali e sostituzioni ai medici di base.

Qual è la differenza tra medico di base, medico generalista, medico della mutua, medico di famiglia, medico di medicina generale?
Sostanzialmente è la stessa persona. Ad oggi si chiama medico di famiglia o medico di medicina generale: è il medico che potete consultare gratuitamente se siete tra i suoi assistiti quando state male ma non avete una richiesta di carattere specialistico. Es. Quando avete l’influenza, ma non se vi siete rotti una gamba.

Un laureato in medicina è automaticamente un medico di base?
Assolutamente no. Un laureato in medicina deve anzitutto conseguire l’abilitazione all’esercizio della professione medica. Anche dopo averla conseguita comunque non è automaticamente un medico di base (vedi FAQ seguente dedicata*).

Allora è sufficiente essere laureato in medicina e abilitato alla professione medica per diventare un medico di base?
Assolutamente no. Il medico di base ha seguito un corso di formazione specifico dopo la laurea della durata di 3 anni per poter fare quel lavoro.
Accedere a tale corso di formazione significa superare un concorso per titoli ed esami piuttosto selettivo e diventare assegnatari di una borsa di studio della durata di 3 anni del valore di 800 € mensili.

Cosa significa conseguire l’abilitazione all’esercizio della professione medica?
Dopo la laurea, il laureato in medicina deve sostenere un esame di abilitazione. Se lo supera potrà essere  iscriversi all’Ordine dei Medici della propria città. L’esame di abilitazione si tiene due volte l’anno e deve essere preceduto da 3 mesi di tirocinio in ospedale e presso l’ambulatorio di un medico di base. Dopo la laurea quindi il laureato per 3-6 mesi deve aspettare prima di iniziare a lavorare perché deve abilitarsi. Solo dopo l’iscrizione all’Ordine dei Medici il laureato può iniziare a lavorare come medico.

Ma con il decreto “Cura Italia” la laurea in medicina è diventata abilitante….
Questa norma di recente introduzione prevede che i nuovi laureati in medicina saranno automaticamente abilitati. Il senso è quello di accorciare i tempi e di permettere subito ai medici neolaureati di immettersi nel mondo del lavoro.
Si tratta però di neolaureati molto inesperti e che, senza specializzazione, non potranno dare alcun contributo negli ospedali e nei pronti soccorsi principali.

Che lavoro fa il medico che non frequenta nessun corso di formazione post laurea (e che non fa il ricercatore)?
Questa è la nostra situazione. Ci siamo rinominati “camici grigi”. Perchè grigi? Perchè ci troviamo in un limbo: siamo medici ma non possiamo accedere alla formazione post-laurea. Senza specializzazione non si può lavorare in ospedali pubblici (fatta eccezione per alcuni tipi di contratti nei pronti soccorsi), né si può aprire il proprio ambulatorio di medicina di base convenzionato con il sistema sanitario nazionale.
I lavori che possiamo fare sono:
– sostituire i medici di base alcuni giorni all’anno (non sai mai quando il medico titolare ti chiamerà per sostituirlo, sei sempre potenzialmente disponibile e non hai un fisso mensile, bensì sei pagato a cottimo)(no malattia no ferie)
– guardia medica (il medico che chiamate il weekend o la notte). I contratti sono tutti a tempo determinato e chi ha fatto questo lavoro all’inizio dell’emergenza COVID lo ha fatto senza DPI (mascherina, tuta, guanti…)(no malattia, no ferie)
– medici prelevatori o che fanno terapia infusionale e vaccini (per le criticità idem rispetto a guardia medica)(no malattia no ferie)
– medici in cliniche e strutture private (si lavora soprattutto come medici di guardia e si è spesso sottopagati es. 7,5 € lordi all’ora)
– medici in strutture termali
– medici dell’emergenza territoriale (se si segue un corso dedicato chiamato MET)
– altre realtà di collaborazione con cliniche e ambulatori più personalizzate che ognuno di noi si ingegna a trovare (borse di studio private, contratti come libero professionista etc…)

Come appare chiaro, si tratta di lavori pecari, sottopagati, spesso privi di prospettive future e di garanzie: è questo il trattamento che riserviamo a professionisti che si sono formati per anni e che rappresentano una risorsa così preziosa per la salute di tutti i cittadini italiani?