Archivi categoria: Storie in breve

La storia di Manuel

Sono Manuel, un medico abilitato a Luglio del 2019, traguardo che ho raggiunto dopo non poche vicissitudini, come a molti altri penso sia accaduto. Ho svolto il tirocinio abilitante in pronto soccorso, chirurgia d’urgenza e da un medico di medicina generale. Adesso è ormai passato qualche mese da quando mi sono abilitato e posso dire che le vere esperienze formative sono state quelle dei miei primi lavori. Lavorando sul territorio sei sempre solo e per un giovane medico è un vero banco di prova. I servizi territoriali che non siano quelli offerti dai medici di medicina generale, sono gestiti in grande parte da noi “camici grigi”, gli abilitati che vorrebbero entrare in scuola di specializzazione ma che ancora non ci riescono. Il territorio avrebbe bisogno di ben altre professionalità. Nella mia idea la continuità assistenziale deve essere considerata una disciplina con dignità di esistenza e di specializzazione. Spesso e volentieri i neo-abilitati non sono in grado di rispondere al meglio alle richieste dei pazienti, certo, piano piano, ci si fanno le ossa ma sempre a proprie spese ed a spese dei pazienti.

EMERGENZA COVID

Durante l’emergenza Covid avevo l’incarico del servizio medico per turisti in Trentino. Purtroppo ho toccato con mano le carenze strutturali del territorio, la disorganizzazione, l’incapacità di fare team. Lavorare senza i dovuti DPI era, ed è, purtroppo la prassi. Adesso sono combattuto se mettermi a disposizione nell’emergenza COVID prendendomi altri incarichi o iniziare a studiare seriamente per il test d’ingresso alle scuole di specializzazione, devo mettere davanti me  stesso o l’emergenza?

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La storia di Elle

  1. Mi chiamo Elle e mi sono laureata a marzo 2016. A luglio ho tentato il test per le scuole di specializzazione. E’ stato l’ultimo anno in cui il concorso nazionale ha avuto le 3 scelte a priori. A 4 giorni dall’esame di abilitazione sono iniziate le 4 giornate di concorso. Non sono riuscita a rientrare tra i borsisti, sull’uscio di Neuropsichiatria per un punto e di Genetica Medica per due. Delusa e speranzosa per l’anno successivo ho subito iniziato a lavorare, partite di calcio, altri sport, impieghi saltuari e retribuiti dalle 18 ai 21 euro/h, poi in una clinica privata. E ho continuato così, ogni anno, precaria e sempre più grigia e la richiesta di specialisti sempre in aumento. Ogni anno borse promesse ma non rilasciate. Ogni anno ospedali smantellati. SONO INCAZZATA e non poco!

Emergenza Coronavirus

SONO INCAZZATA. NERA!

Italia, oggi ti rendi conto che sulla carta abbiamo il miglior sistema sanitario esistente? Che offre un’assistenza universalistica e trasversale? Che non può però permettersi una pandemia perché ci sono stati solo tagli!

Che non abbiamo abbastanza posti di terapia intensiva? Che invece di dirottare più soldi sulla sanità privata, convenzionando o smantellando ambulatori pubblici, avresti dovuto ottimizzare i sistemi di cura primaria e quelli di risposta all’emergenza? Oggi vieni a conoscenza della problematica delle specializzazioni?

Che gli sforzi del SSN vengano ricordati nelle prossime agende economiche e che tutti si rendano conto di come debba essere utilizzato e non abusato. Che un’emergenza simile non debba più avvenire ma nel caso in cui essa avvenga ancora che ci trovi pronti ad affrontarla.

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La storia di Chiara

Sono Chiara, sono un medico abilitato, mi sono laureata a Marzo 2016 con una tesi in Geriatria.

Dopo la laurea ho provato alcune volte il concorso nazionale per il conferimento delle posizioni di specializzandi: vorrei specializzarmi in Geriatria o in Medicina Interna.

Ho iniziato a lavorare facendo il medico di guardia in alcune cliniche private della mia città: per un turno di notte di 12 h prendevo 90 euro lordi (7,5 €/h, meno di una baby-sitter) ed ero responsabile da sola di oltre 200 pazienti molto anziani (spesso affetti da multiple patologie croniche e totalmente dipendenti). Nonostante il carico di reponsabilità rapportato al compenso, la responsabilità medica e legale sarebbe stata naturalmente solo la mia.

Ho ripreso poi varie volte a lavorare in Geriatria al Policlinico grazie a borse di studio di 6 mesi. Ritagliando il tempo per studiare tra un turno e l’altro in ospedale, provavo il concorso per la specializzazione. Si tratta di un quiz a crocette: più diventavo un medico esperto, peggiori punteggi facevo in quel test.

Ad oggi mi arrabatto tra diversi lavoretti tutti precari e sottopagati. Ho 30 anni, e le competenze di base per iniziare la specializzazione…Ma meno della metà dei medici italiani può specializzarsi a causa della mancanza di fondi statali.

EMERGENZA COVID

Di fronte a una pandemia come quella da SARS COVID-19, il sistema sanitario pubblico è fondamentale. Riflettiamo sui rischi che corriamo tutti affidando la nostra salute agli interessi di aziende e ospedali privati.

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La storia di KM

Visto che ultimamente il tempo scarseggia, racconto in poche parole la mia storia.
Sono arrivato in Italia perché non avevo possibilità nel mio paese, soprattutto a livello economico, infatti qui l’università costa meno.

Sono andato benissimo i primi tre anni, ero in pari con gli esami, poi purtroppo ho dovuto iniziare a lavorare e ho dovuto rinunciare allo studio.  Così 12 anni sono volati e mi sono trovato a dover decidere se mollare completamente l’università o riprendere. Per fortuna ho continuato e sono riuscito a raggiungere la laurea. Dopo svariate esperienze ho trovato lavoro come guardia medica in casa di cura e li mi sono trovato bene: non ho dovuto affiancare gratuitamente a lungo, i colleghi sono disponibili e ci si aiuta a vicenda. Questa occupazione mi ha inoltre dato uno stipendio più regolare e consistente, grazie al quale ho potuto smettere di lavorare come lavapiatti, mansione che ho dovuto svolgere insieme alle sostituzioni ai prelievi e ai medici di base, I cui compensi non mi permettevano di arrivare a fine mese.

Emergenza Covid

Mi dispiace non poter ricambiare questo paese con l’occasione che mi ha dato. Sono contento di avere iniziato a partecipare alle unità speciali di continuità assistenziale, almeno nel mio piccolo potrò dare un contributo,anche se vorrei avere la specializzazione per sentirmi più utile.

Spero che il nostro progetto di Medici Indiavolati vada avanti, per riuscire a far sentire le nostre ragioni e ottenere miglioramenti sia per noi medici e le future generazioni di colleghi, sia per tutta la popolazione.

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La storia di Silvia

Mi chiamo Silvia, mi sono laureata nel 2018 e abilitata a febbraio 2019.
Io non ho mai provato il concorso di specialità, perché non appena abilitata volevo mettere le mani in pasta, subito, motivo per cui ho iniziato un incarico in Pronto Soccorso. Mi sono appassionata al mondo dell’emergenza e ho partecipato al corso MET, diventando medico di emergenza territoriale.Più mi avvicinavo al conseguimento del diploma, più dentro di me scalpitava questa domanda: “come posso io (continuare a) lavorare in un Pronto Soccorso, con tutte le criticità che questo tipo di lavoro comporta, quando negli altri Paesi ci sono degli specialisti al mio posto? Perché la regione e lo Stato non investono su di noi e su una formazione completa?”

A dicembre 2019 ho lasciato tutto e ho ricominciato a studiare per poter preparare il prossimo concorso e diventare specialista, con grande sacrificio sia intellettuale che economico. A volte mi chiedo: e se poi non andrà bene?

EMERGENZA CORONAVIRUS

Avrei voluto fin da subito mettermi a disposizione totale in termini di energia, tempo ed esperienza, che non è molta, ma è meglio di niente.
D’altra parte non posso permettermi di lasciare lo studio, perché le borse sono poche e i concorrenti tanti.
Parallelamente porterò avanti insieme ai colleghi la lotta per cui ci stiamo battendo, perché quello che sta succedendo, così come le scelte che ci troviamo a malincuore a compiere, è nient’altro che il risultato di anni di politiche che sottraevano fondi al nostro prezioso sistema sanitario.
E io sono INDIAVOLATA.

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La storia di Riccardo

Attività ed esperienze professionali

Mi chiamo Riccardo e mi sono laureato in Medicina e Chirurgia l’11/03/2015, abilitato il 9/07/2015.
Nei primissimi mesi successivi alla mia proclamazione
ho collaborato con diversi operatori ed assieme a psicologi e fisiatri ho preso parte a progetti che vedevano coinvolti ragazzi e ragazze dell’area DCA (Disturbi della condotta alimentare) nella divisione di Neuropsichiatria infantile del padiglione di Pediatria dell’Ospedale Sant’orsola-Malpighi.
Questa fase, del tutto volontaria, mi ha consentito di prendere man mano consapevolezza delle mie potenzialità e delle mie attitudini; a tal proposito, infatti ho in seguito valutato anche la possibilità di rendermi utile sul territorio.
Dopo un periodo di affiancamento ho così deciso di mettermi in gioco all’interno delle realtà ambulatoriali come sostituto dei Medici di Famiglia.
Questa è la realtà che tutt’ora più mi rappresenta ed è la mansione che desidererei come attività stabile per il mio futuro.
Oltre a questa realtà cittadina sono iscritto alle liste territoriali per incarichi nell’ambito dei Servizi e della continuità assistenziale.

Emergenza Covid 19

In questa esperienza spero di poter essere d’aiuto all’interno della mia regione di appartenenza,
ma non solo, intendo un aiuto nel senso più ampio del termine, esteso anche alle realtà cittadine e territoriali in difficoltà.
Di sicuro, dato che lo faccio da diversi anni, prioritariamente gradirei ricevere qualche opportunità lavorativa come sostituto per ambulatori a lungo termine, ma anche essere un punto di riferimento per coordinare le attività di cui si ha una concreta necessità.

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La storia di Lavinia

Sono Lavinia, laureata nel 2016, abilitata nel 2017. Sono fortunata perché ho trovato da lavorare subito, sostituendo medici di famiglia. Poi ho iniziato a fare le guardie mediche notturne in casa di riposo. La paga era sempre massimo 15 euro all’ora lordi.
Ogni anno è da aggiungere lo stress dei test per la specializzazione o il corso MMG. Ho colleghi che smettono di lavorare per studiare, io non me la sono mai sentita, soprattutto per ragioni di soldi.
La specializzazione che interessa a me (igiene) rimane sempre in scelta fino all’ultimo, poi qualcuno alle strette la prende anche se non gli interessa pur di non rimanere senza borsa.

Emergenza COVID
Dove lavoro ora I pazienti sono per lo più anziani e ci sono anche alcuni pazienti col respiratore. Fin dall’inizio dell’epidemia ci siamo resi conto che se il virus entrava nelle nostre strutture sarebbe stata una strage.
Una notte ho fatto un turno in guardia territoriale, durante il quale ho ricevuto dieci telefonate per tosse e febbre. Il numero dedicato all’emergenza è sempre occupato.

Le domande che mi pongo sono:
Come è possibile che da metà gennaio (quando l’epidemia è esplosa in Cina) non ci siamo posti il problema che il virus poteva arrivare anche da noi?
Una volta che passerà questa crisi si capirà che le scelte politiche ed economiche che agiscono su un territorio devono assolutamente tenere conto anche degli aspetti sanitari?
Si capirà che la disinformazione su cui si basa il nostro sistema ha generato e continuerà a generare mostri?

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La storia di Elisa

Sono Elisa, dottoressa laureata nel 2015, abilitata nel 2016. Quando iniziai a cercare lavoro la cosa tragicomica fu che, di fronte all’ancor mancante numero di iscrizione all’albo, mi venne contestata la mancanza di esperienza.
Grazie a mia sorella, iniziai a fare il medico di guardia a Roma, mentre sostituivo occasionalmente una collega nei prelievi nella zona di Modena.
Mi sono presto resa conto di una verità sconcertante: la totale mancanza di rispetto e di tutele per la figura del medico di guardia, in virtù della sua giovane età. L’altra verità era la totale assenza di pratica che ci portiamo avanti dal momento in cui entriamo all’università a quando ne usciamo.
Nel corso degli anni, ho sperimentato molti universi lavorativi. In quest’ultimo anno ho frequentato il MET, un corso per l’emergenza territoriale. Mi piacerebbe diventare anestesista o emergentista, esserci quando il paziente è ancora più vulnerabile.

EMERGENZA COVID
Ammetto di essere stata molto crudele, all’inizio di questa epidemia. Quando vedevo la gente chiedere la presenza dei medici, ho pensato: “ecco, adesso dovremmo incrociare le braccia e far capire cosa vuol dire, stare senza specialisti”. Nonostante questi pensieri, ho cercato di fare il mio meglio per supportare e confortare chi avevo di fronte, soprattutto I pz più anziani.
In tutto ciò, tutta la medicina territoriale sta affrontando questa guerra senza le giuste armi, navigando a vista, di fronte ad un nemico capace di evolvere un quadro clinico in un battito di ciglia.

Vorrei potermi specializzare. Vorrei poter essere realmente utile.
Ma serve avere una preparazione adeguata.

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